I VIAGGI DI
ANACLETO
& ADELINA
Miami & Bahamas - Stati Uniti































1° giorno - questo viaggio lo aspettavamo da molti anni ormai e quindi lo abbiamo pianificato fino all'ultimo dettaglio. Il volo lo abbiamo acquistato con pochi mesi di anticipo e nonostante la partenza fosse sotto Natale siamo riusciti a trovare una buona offerta, pagando poco meno di 600 € a testa per il volo Milano - Miami di andata e quello di ritorno New Orleans - Milano (via Dallas e Londra). Gli Stati della Confederazione che attraverseremo sono Florida, Alabama, Mississipi e Luisiana e non ci limiteremo a quello, ma faremo brevissimi viaggetti anche in Messico, Bahamas, Honduras e Isole Cayman.
Prima della partenza abbiamo dovuto fare l'ESTA che è il visto di viaggio richiesto per gli Stati Uniti.
Il viaggio per Miami è stato incredibilemente diretto, nel senso che non abbiamo fatto scali e prenotando con poco anticipo e per le feste, a questo prezzo, non avrei mai pensato di trovarlo.
Arriviamo all’aeroporto e chiamiamo subito il Best Miami Hotel che ci manda lo shuttle a prenderci gratuitamente. L’hotel non è centralissimo, ma vicino alla metro ed economico. La struttura lascia trapelare un passato splendente, ma ora avrebbe bisogno di un restyling generale. La camera è pulita e in ordine, ma il parquet è logoro e la tinteggiatura è stata effettuata in maniera molto approssimativa. Il costo dell'hotel avrebbe dovuto essere 141 € per queste prime tre notti e 94 € per altre due notti che faremo più avanti, ma grazie al cambio favorevole e con enorme stupore abbiamo pagato solo 195 €.
Al nostro arrivo avremmo dovuto pagare circa 24$ di tasse, ma non ce le fanno pagare. Dobbiamo invece versare 6$ per la cassetta di sicurezza, anche se non la useremo mai.
2° giorno - la colazione è a dir poco scadente, ma un bicchiere di succo e un muffin confezionato è sempre meglio di niente. Prendiamo la metro (la fermata più vicina è South Beach) e scendiamo a Government. Il giornaliero per i mezzi pubblici costa 5,25$, ma la prima volta bisogna pagare 2$ per una tessera elettronica ricaricabile, chiamata Easypass. Vediamo l’American Airlines Arena, la Freedom Tower, la City Hall ed infine Market Place dove ci fermiamo da Bubba Gump per mangiare (75$ in due, non è economico, ma abbiamo mangiato molto bene) e da Victoria’s Secret, che con lo sconto del 50% ci spinge a fare i primissimi acquisti.Nel pomeriggio prendiamo il bus C, proprio di fronte al Bubba Gump, e raggiungiamo Miami Beach. Il quartiere Art Decò, principale attrazione di tutta la città, è piuttosto deludente. Lo immaginavo molto meglio. Ricorda i tempi in cui Miami si impegnava per imporsi come stazione balneare degli Stati Uniti, ma non ne lascia traspirare la stessa atmosfera. La spiaggia è lunghissima e caratteristica con il suo skyline di grattacieli sullo sfondo, ma la giornata è caldissima e non riusciamo goderci il sole.Per il resto il centro di Miami, specialmente Downtown, è un cantiere a cielo aperto. Ad ogni angolo si sta innalzando un grattacielo. Tantissime gru e camion lavorano giorno a notte, forse questo è indice di un popolo che si sta ampiamente riprendendo dopo la crisi degli ultimi anni, però per il momento non c’è più quell’atmosfera vagamente caraibica per cui la città era nota.
3° giorno - abbiamo scoperto che a Miami non c’è niente da vedere e quindi decidiamo di visitare la villa di Vizcaya, che inizialmente avevamo scartato perché costruita sullo stile italiano e il nostro intento è invece quello di concentrarci più sull’architettura locale.Decidiamo di scendere a Coconut Grove (la fermata prima della metro rispetto a Vizcaya) perché a sentire le guide sembra una ridente località residenziale. La verità è che non c’è nulla neanche qui, se non si considera il porto con gli yacht. Ci dirigiamo a piedi verso Vizcaya confidando nell’arrivo di qualche pullman in quella direzione, ma presto ci accorgiamo che l’unico che passa da questa zona non è in servizio nei weekend e oggi è domenica. Ci facciamo quindi a piedi 7 km. Sulla mappa vedo segnata l’isola di Grove e decidiamo di dargli un’occhiata, ma con nostra grande delusione ci troviamo soltanto tre grattacieli facenti parte di un unico resort. A destra del ponte che porta all’isola c’è una villetta in stile veneziano con annesso pontile coordinato. Sono molti i canali artificiali creati per permettere ad ogni villetta di avere il proprio personale sfogo sul mare, e rendono piacevole la nostra lunghissima passeggiata. Entriamo a Vizcaya pagando 27$ in due (10$ per gli studenti e 17$ adulti). Non mi dilungo sui vari stili della villa, un miscuglio senza un filo conduttore tra rinascimento, romanticismo, neoclassicismo e altri stili in voga in Europa dopo la fine del Medioevo. È interessante però come la villa sia stata costruita intorno al 1916 e quindi oltre agli arredamenti, soffitti e pannelli comprati in Europa e posizionati dal direttore artistico della casa, trovavano spazio le ultime tecnologie dell’epoca. Aperta una porta neoclassica si trova un telefono, spalancato un armadio barocco ecco un ascensore, e così via per l’interfono, il frigorifero e tutte le tecnologie dell’epoca. Il proprietario della villa era un amante delle “belle cose dell’antichità” senza una grande distinzione tra di loro, quindi i mobili di epoche diverse si susseguono in una sontuosa confusione, che un po’ ricorda l’opulenza americana moderna. Da collezionista, a modo suo, ricercava oggetti, essenzialmente europei, appartenuti a persone importanti perché, oltre all’eleganza della villa, voleva anche trasmettere la storia degli arredi che la componevano. Il giardino è all’Italiana e ricorda quelli delle regge europee, anche se di ridotte dimensioni. Di fronte al cortile, nel mare, c’è la riproduzione di un veliero in sasso, una sorta di isolotto che separa la riva dal mare.Terminato il giro e dopo aver abbondantemente mangiato nella Carlo’s Bakery, vicina alla stazione della metropolitana di Vizcaya, andiamo in cerca della Little Havana, che si raggiunge con alcuni bus dalla fermata della metro di 8th street. Abbiamo difficoltà a conoscerla, perché la credevamo più evidente. I punti salienti sono la Hall of Fame, della quale abbiamo visto tre o quattro stelle in tutto, il Domino’s Park dove i vecchi cubani si ritrovano a giocare a domino appunto e a parlare di politica, il parco è molto piccolo e obiettivamente non vale una visita. Molti locali e negozi di sigari, piacevole per passeggiarci, ma non so se possa essere considerata una vera e propria attrazione.La sera ceniamo al Mc Donald, vicino al nostro albergo. I prezzi sono molto più bassi rispetto all’Italia e la qualità è la stessa (1$ coca cola, 1/4$ panino).
4° giorno - gli alloggi a Miami non sono molto economici e le Florida Keys sono una delle mete che avevamo progettato di visitare, così la soluzione più economica, fra l'altro, ci sembra quella di imbarcarci sulla "Majesty of the sea" della Royal Carribean per 4 notti compresi pasti a 240 € a testa. Prenotiamo con tre mesi di anticipo e la nostra è l'ultima camera disponibile a questo prezzo.
5° giorno - la tappa di oggi è Nassau, che è la capitale delle Bahamas, situata sull'Isola di New Providence. Durante il XVIII secolo fu rifugio per i pirati dei Caraibi, in particolare Barbanera.
NASSAU (Bahamas)
Ci svegliamo verso le 6.30 un po’ perché subiamo ancora il fuso e un po’ perché siamo impazienti di vedere le Bahamas. Facciamo colazione al Windjammer Place al ponte 11 (ci sono un sacco di posti in cui fare colazione, si può scegliere tra continentale, selezione di solo caffè, a la carte, direttamente in cabina, pizza al trancio ed a ognuna di queste corrisponde un ristorante diverso. Noi scegliamo quello che permette il classico buffet). Appena scesi dalla nave si raggiunge una sorta di centro commerciale al coperto, fatto di piccole casette di legno colorato, che funge anche da dogana. Lì ci equipaggiamo di cartine, decliniamo gentilmente le offerte dei tour organizzati e partiamo per la visita di questa piccola capitale.Innanzi tutto c’è da dire che è divisa in due principali zone, c’è la Downtown e tutto ciò che gira intorno all’hotel Atlantis, impossibile da non notare. Noi visitiamo la prima. Le casette sono tutte di legno in stile coloniale e coloratissime. Raggiungiamo subito Parlamenti Square riconoscibile dalla grande statua della regina Vittoria, subito dietro vi è la Corte Suprema ed il Giardino della Rimembranza, sul quale si affaccia la Biblioteca Pubblica. Tutti e tre gli edifici sono tinteggiati di un bel rosa confetto. Proseguiamo verso la Scalinata della Regina, si tratta di una scala appunto, scolpita nella roccia, con 66 gradini per commemorare gli anni di regno della regina Vittoria. Salendo si nota sulla sinistra una fontana e sulla destra, poco visibile, c’è un buco dal quale si accede ad un cunicolo che porta al molo dove ora attraccano le crociere, serviva come via di fuga, ma non ho capito per chi. Forse per chi si occupava del Fort Finacastle, che si vede salendo la scala. In cima di vede anche la Water Tower, costruita nel 1928 per sopperire alla mancanza d’acqua dolce sull’isola. Sembra che dalla cima si possa godere di una bella vista su New Providence (l’isola di Atlantis), ma non era aperta.
Proseguiamo verso il Palazzo del Governo, residenza del governatore delle Bahamas e ancora una volta troviamo un edificio in legno rosa confetto, davanti al quale vi è la statua di Cristoforo Colombo. La nostra guida dice essere teatro di un caratteristico cambio della guardia, ma non parla dell’orario e nel momento in cui arriviamo noi le guardie sono intente a fare l’albero di Natale. Vediamo poi il Gregory’s Arch, un arco molto banale, non capisco perché sia così famoso, la Balcony House (di nuovo rosa confetto) e, nel giro di pochi metri l’una dall’altra, tre cattedrali, quella cattolica, metodista e presbiteriana.
Ora andiamo verso Jankanoo Beach attraversando il centro con i negozi. C’è anche un sopravvalutato mercato di souvenir che vende oggettini industriali con la scritta “Nassau” o “Bahamas”. Rimango molto delusa dai negozi. Nessuno vende artigianato tipico locale e i prezzi sono pensati per spennare i turisti. Ovviamente è un po’ ipocrita salire su una nave da crociera e sperare di toccare porti inesplorati, però in ogni caso non mi è piaciuto. Cercavo una maschera da sub e non sono riuscita a trovarla per meno di 40$.
Inoltre il centro pullula di negozi di diamanti e orologi, tutto carissimo se rapportato ai prezzi italiani. Ma il dollaro non era una moneta debole? I russi coprono d’oro le loro giovani amanti, gli americani curiosano un po’, noi ce ne stiamo alla larga e tutti sono contenti.
Lo stesso ragionamento si può fare per Atlantis, una struttura imponente e con al proprio interno un acquario, un parco divertimenti, un casinò, un delfinario e tutto quanto un turista può desiderare. La Royal stessa propone delle escursioni per visitarlo, ma non mi convince molto un albergo dove entrare è costoso già di per se perché ci vuole il biglietto. I taxi portano all’isola di New Providence per 8$ andata e ritorno a testa, noi però preferiamo raggiungere Jakanoo beach, una bellissima spiaggia con un mare trasparente, un po’ lontana dal centro (10 minuti a piedi, ma sono pochi i crocieristi che si spingono oltre un centinaio di metri dalla nave, se non in taxi). Bella spiaggia e poco affollata.
La sera c’è la celebre cena con il capitano della nave, che però vediamo solo all’aperitivo. È richiesto l’abito da sera e ci atteniamo agli ordini anche se ci troviamo a girovagare tra persone in bermuda che non hanno afferrato il concetto di dresscode.
6° giorno - la nave sbarca intorno alle 8 a Cococay, questa è una piccola isoletta delle Bahamas, larga meno di un chilometro.
COCOCAY (Bahamas)
Credo di aver capito che quest'isola sia di proprietà della Royal Carribean, ne consegue che le navi da crociera che hanno il permesso di attracare sono soltanto quelle di questa compagnia. Non c'è molto su quest'isola, o meglio, si può godere della sabbia fine, del mare cristallino e del sole caldo, senza essere tentati a fare qualsiasi tipo di escursione.
Solita colazione a buffet e poi scendiamo subito. L’isola è molto grande e la maggior parte degli ospiti della nave si ferma alla prima spiaggia che incontra, mentre poco più in là ci sono spiagge molto più grandi e molto più belle. Superiamo il recinto con i giochi gonfiabili (che la Royal propone tra le escursioni a 32$) e troviamo una spiaggia meno affollata e meno ventosa, che ci permette di godere del mare cristallino. L’acqua non è caldissima, ma è trasparente e ci fa subito ricordare di essere ai caraibi. Le poche nubi che c’erano al mattino presto, nel giro di qualche ora sono scomparse del tutto lasciando spazio ad un cielo azzurrissimo.
Per pranzo viene allestita una grigliata (di carne, anche se sarebbe stato scontato pensare al pesce) e un buffet di frutta e dolci. Dopo esserci riposati su una delle amache matrimoniali disseminate per tutta l’isola, partiamo all’esplorazione di un’altra parte dell’isola. Attraversiamo un ponte di legno (credo sia l’unico che c’è) e percorriamo una strada sabbiosa per una ventina di minuti circa. Scegliamo una spiaggia semideserta, oltre a noi infatti c’è solo un’altra coppia, e ci godiamo l’illusione di un’isola dei Caraibi tutta per noi. Per tornare indietro preferiamo passare attraverso il mare che nel frattempo è calato a causa della bassa marea e lascia affiorare piccole isolette ad un centinaio di metri da riva.
In quest’isola non c’è altro da fare che prendere il sole e fare il bagno. C’è un piccolo centro con alcuni negozietti, ma non sono entrata. L’ufficio turistico della crociera, comunque, propone diverse escursioni come la gita in kayak (38-60$), lo snorkeling (33$), passeggiata nella natura (24$) e persino l’affitto di una capanna tutta per sé (200$). Noi non prendiamo nulla perché la nostra spiaggia tutta per noi l’abbiamo già trovata.
7° giorno - quest'oggi visiteremo le Key West.
KEY WEST
Inzialmente avevamo pensato di prendere a noleggio un'auto da Miami e raggiungerle in questo modo. Lo scopo sarebbe stato quello di percorrere quella splendida highway che le collega alla terraferma, ma ci voleva troppo tempo e, a malincuore, abbiamo dovuto riunciare. Spesso con Key West si intende l'intero arcipelago che prende, invece, il nome di Florida Keys. Sono circa 1.700 isolette che dividono l'Oceano Atlantico dal Golfo del Messico, sono la porzione esposta di un'antica barriera corallina.
Sbarchiamo al mattino molto presto dopo aver effettuato il controllo passaporti ed Esta (siamo di nuovo negli Stati Uniti!). Sono molti i tour che si organizzano per visitare la cittadina (dai 10$ in su, acquistabili anche in nave), ma decidiamo di fare da soli. Subito si intuisce quell’atmosfera portuale e un po’ caraibica. Le Keys sono circa 1700 isolette più o meno grandi e Key West è la loro “capitale”, nonché il punto più a sud di tutto il Nord America. Per arrivarci da Miami, di solito, si prende la Ocean Highway, che è una splendida strada sul mare che collega le isole alla terra ferma. Purtroppo non abbiamo avuto il piacere di percorrerla, ma credo che valga la pena di essere vista.
Orientandoci con una cartina trovata sul posto visitiamo tutta la città, non è molto grande, ma le vie sono parecchie. Vediamo il porto vecchio, la Costum House, la casa di Hemingway, il faro, ma soprattutto vediamo moltissime casette in legno, molto simili a quelle già viste a Nassau, ma tenute molto meglio. Per le vie si suonano ritmi latini ed i negozietti sono piacevoli, niente a che vedere con le trappole della capitale delle Bahamas. Purtroppo non abbiamo avuto occasione di andare in spiaggia, ma pare che il mare sia quello dei Caraibi, splendido.
Girando tra le vie abbiamo anche trovato l’Hard Rock Caffè (c’era anche a Nassau), diverso da quelli che siamo abituati a vedere, anche questo in una deliziosa casetta in legno. Ci siamo diretti poi verso la White House, vicinissima al porto.
Tirando le somme della crociera, abbiamo trovato un servizio eccellente riguardo al personale, alla pulizia e alle comunicazioni. Per quanto riguarda il cibo non è propriamente lodevole, ma è molto vario, adatto a tutte le esigenze. A pranzo c’è un buffet, mentre la cena è à la carte e il personale cerca di mettere su un unico tavolo persone della stessa nazionalità per fare due chiacchiere. Riguardo al menù del ristorante qualche pecca c’è. I piatti sembrano hanno nomi molto altisonanti, ma i piatti sono sempre diversi da come descritto, ad esempio “sfilaccetti di angus su brioches di pomodoro” sono hamburger e patatine. Il menù era in italiano quindi non abbiamo sbagliato a tradurre, l’angus era il classico hamburger e della brioches neanche l’ombra. Compensava un cameriere gentilissimo, Edward, ed educatissimo, quindi non abbiamo mai fatto presente la cosa, limitandoci ad accettare qualunque sorpresa. L’ultimo giorno Edward è anche riuscito a trovare qualcuno che parlasse italiano e ce lo ha portato, pieno di orgoglio per la riuscita, per chiederci nella nostra lingua (parliamo comunque abbastanza bene inglese) se il servizio era stato soddisfacente. Ed il bello è che tutto questo non lo fanno per le mance perché le abbiamo versate anticipatamente e in ogni caso arrivano a loro.
Le mance sono di 12$ a testa al giorno. Io sono di una generazione in cui non si è più abituati a questo genere di contributo e quindi non saprei giudicare l’entità. È sempre possibile ridurle se il servizio trovato non è stato soddisfacente, ma nel nostro caso è stato davvero perfetto. Le camere venivano rifatte tre o quattro volte al giorno e gli spettacoli in teatro erano molto professionali, abbiamo assistito anche ad uno show comico divertentissimo.
8° giorno - sbarchiamo intorno alle 10 e aspettiamo una mezzoretta lo shuttle del Best Miami Hotel, sempre gratuito. Versiamo 4$ per la cassetta di sicurezza e poi andiamo al Sunset Place, a pochissimi passi dal nostro albergo, per fare un po’ di sano shopping. I prezzi dei negozi sono molto inferiori rispetto all’Italia. Molti hanno gli sconti e il bottino che riusciamo ad accaparrarci è di quattro paia di pantaloni skinny da donna (22$ in totale), due magliette da donna (4$), un costume, due magliette da uomo e uno zainetto a sacca (50$). Sembra il paradiso!Questa volta il Best Miami Hotel ci ha riservato una camera molto più grossa con un letto king size (non il queen size che si trova spesso e che comunque a noi va benissimo), un divano e una scrivania.Ceniamo da Wendy’s, una sorta di Mc Donald’s di qualità un pochino superiore, ma con gli stessi prezzi. Un panino costa circa 4/5$ e i nuggets da sei 1,50$. Si trova poco dopo Sunset Place.
9° giorno - chiediamo alla reception del nostro albergo di prenotarci un tour per le Everglades. Avevamo infatti trovato un depliant che pubblicizzava l’escursione per soli 40$ a testa, mentre abbiamo scoperto dopo che si trattava di 55$. Non siamo riusciti a capire il perché. La cosa mi ha dato un po’ fastidio, però il prezzo era comunque interessante e quindi abbiamo scelto di partire con loro.Alle 14.15 dobbiamo essere davanti all’Holiday Inn di Bayscane.
EVERGLADES
Arriviamo al parco delle Everglades alle 15.15 circa e partiamo subito per il giro con la barca ad elica, molto caratteristica delle paludi americane. Durante il giro vediamo gli alligatori, specialmente i cuccioli, qualche tartaruga d’acqua e un po’ di uccelli. è molto interessante vedere la palude perché a me non era mai capitate un’occasione per farlo. Il giro termina con una spiegazione sugli alligatori e un addestratore che interagiva con loro, poi c’era la possibilità (dopo pagamento di 3$) di fare una foto con un cucciolo in braccio, infine un minuscolo rettilario con un coccodrillo appena nato in incubatrice e qualche serpente. Non so se il tutto valeva il prezzo dell’escursione, mi aspettavo qualcosina in più, ma è certo un posto da vedere visto che non ci capiterò qui di nuovo. La visita è durata in tutto un’oretta abbondante, anziché le 4 e mezza promesse dal volantino, perché il resto del tempo è stato impiegato per il giro in bus a raccogliere tutti i partecipanti e al viaggio per il parco. So che ci sono molti altri parchi oltre a questo, che offrono un servizio simile, forse è bene considerarli. Quello che abbiamo visitato noi si chiamava proprio Everglades Park.Nella seconda metà della nostra vacanza prenderemo a noleggio un’auto e se prima avevamo pensato di non prendere un navigatore satellitare, i ragazzi che abbiamo conosciuto in crociera ce lo hanno altamente consigliato. Così vediamo i prezzi del noleggio del navigatore che sono di 15$ al giorno e noi lo abbiamo bisogno per 7 giorni, quindi 120$ più le tasse, che non vengono mai dichiarate, ma sempre applicate. Pensiamo alla possibilità di acquistarne uno (che tornerà sicuramente utile in viaggi futuri), troviamo un’offerta di un Tomtom a 79,90$ al Best Buy, un negozio di elettronica che si trova vicinissimo alla stazione di Dadeland North, una fermata della metro dal nostro hotel.Ceniamo da Papa John’s specializzato in pizza take away, non è proprio quella italiana, ma è buona. I ragazzi che ci servono sono gentilissimi e vanno anche a cercare una ragazza che parla italiano in cucina per augurarci buon appetito. Infine ci offrono come dolce una loro specialità che è una sorta di grande cookie.